Vivere accanto all’ansia

da | Ott 5, 2020

<< Lo sguardo nel vuoto, gli occhi sbarrati, la guardo e cerco di comprendere dove sta andando con quella testolina. Le dico “non ti preoccupare” e lei si incupisce come se le avessi detto qualcosa di male. Non la capisco e lei lo sa. Costantemente proiettata fuori dal momento, fuori da quello che sta accadendo, sempre un passo avanti. Tesa, con il respiro affannoso, tiene una mano al petto come a tenersi il cuore per non farlo scappare. E’ dura cercare di star dietro alle sue paure. Non è mai solo preoccupazione per un esame o per l’organizzazione di un evento. “Basterà la pasta? Dovrei buttarne di più, o forse non ti piace la pasta, meglio fare la carne, forse non vuoi cenare con me ma non me lo dici”. Con una frase abbiamo mandato a monte la serata. E’ snervante, non la capisco. >>

Quando in una famiglia un componente soffre di ansia si modifica l’equilibrio di tutto il sistema familiare o di coppia. Questo è inevitabile.
Vi sono tre punti di vista in questi contesto.
Vi è il punto di vista della persona che soffre di ansia con i suoi pensieri disturbanti, le sue emozioni e comportamenti limitanti la sua quotidianità.
Vi è il familiare o il partner con i suoi tentativi di aiutare il proprio caro, con allegate le proprie fragilità e con tutte sue frustrazioni.
Poi vi è il sistema familiare. Tutta la famiglia risente delle situazioni che scorrono tra le loro vite.
Per poter affrontare la quotidianità è utile comprendere la situazione, il proprio modo di funzionare, i meccanismi che accentuano o diminuiscono il problema, empatia e tanta tanta pazienza.

[Cos’è l’ansia]

L’ansia è di per sé un’emozione. Né positiva né negativa. L’ansia è la nostra risposta all’avvertire un pericolo mentre ci si prepara ad affrontarlo.
La persona ansiosa si trova a vivere momenti, a volte percepiti come infiniti, di timore e apprensione seguiti da sensazioni fisiche come palpitazioni, sudorazione accentuata, affaticamento e difficoltà respiratorie.
Vi sono molteplici disturbi raggruppati nei disturbi d’ansia e ognuno ha il suo oggetto specifico.
Trovo inutile elencare i vari disturbi, per una corretta diagnosi è necessaria la valutazione di un professionista. Tutti gli stati ansiosi però sono accomunati dalla durata eccessiva delle apprensioni e da una compromissione della quotidianità.
In generale ogni disturbo è caratterizzato da pensieri persistenti e irrazionali che ci guidano nel provare emozioni e mettere in atto comportamenti più o meno disfunzionali.

Ansia e paura sono emozioni differenti ed è importante conoscerne la differenza.
E’ paura quando le reazioni intense si attivano improvvisamente e hanno il carattere di emergenza. La situazione di allarme cessa quando la minaccia si allontana, in quanto ben evidente e definito.
E’ Ansia invece quando il disagio è prolungato e non si riesce subito ad individuare un inizio dello stato d’ansia né una fine. Ciò che spaventa risulta essere indefinito sia nello spazio che nel tempo. Prevede un sistema complesso a livello cognitivo che ci permette di fare previsioni e di effettuare ragionamenti ipotetici, proprio per questo è una emozioni tipicamente appartenente al genere umano.

Nei disturbi d’ansia vi è uno scopo di vita che viene percepito come minacciato e irrinunciabile. La persona valuta in maniera erronea situazioni, definendole pericolose quando oggettivamente non lo sono. La quotidianità diventa complessa e spesso si mettono in atto comportamenti che tendono a mantenere il problema nel tentativo di risolverlo come ad esempio l’evitamento di situazioni percepite come minacciose.

[Come si sente e cosa pensa chi vive accanto ad una persona con ansia]

Solitamente vivere accanto all’ansia comporta sensazioni di disorientamento e incomprensione. Sensazioni comuni in molte patologie. Nel tempo si tende ad adeguarsi alla situazione, pensando “è così, non possiamo farci nulla”, accettando come inevitabile e immodificabile la situazione. Questo atteggiamento comporta un ripetersi del circolo vizioso e l’effettiva immobilità della situazione.

Spesso si cade nella trappola del sentirsi in obbligo a prendersi cura totale della persona, come se fosse nostra responsabilità in quanto “sani”. Tendiamo a interpretare le idee del nostro familiare dal nostro punto di vista sentendo quelle affermazioni come strambe, eccessive e inopportune.

[Ansia, come gestire la situazione]

Vivere accanto all’ansia richiede un impegno di tutta la famiglia. Elencherò alcuni suggerimenti ricordando che ogni situazione è unica e necessita di colloqui individuali e che questo elenco non sarà mai esaustivo.

Informarsi e comprendere
Comprendere il funzionamento di sé e del proprio familiare è il primo passo per comprendere come gestire la situazione affinché non sia l’ansia a dettare le regole nella propria casa. Importante comprendere che ognuno di noi ha il suo pensiero e anche se una preoccupazione per qualcosa di non tangibile, che potrebbe accadere o non accadere mai, è definibile come ansia, ogni preoccupazione eccessiva ha il suo percorso di vita. Fondamentale indagare la storia di quell’insidiosa ansia che condiziona la quotidianità nostra e del nostro familiare.
Informarsi non significa la ricerca spasmodica dei sintomi su un portale di ricerca ma documentarsi in maniera critica per comprendere cosa significa “Disturbo d’Ansia”. Ad oggi siamo abituati a sentire questa parola.

Ma cosa significa per voi Ansia?

Dimostrare pazienza e fiducia
La persona affetta da Disturbo ansioso si sente non compreso. Dimostrare di non esser lì per indurgli pressione ma per cercare di comprendere quali siano le sue preoccupazioni, vi avvicinerà e permetterà un certo grado di colloquio empatico. Ascoltare e avere fiducia in ciò che vi sta dicendo è importante, tenendo ben in mente che non è loro intenzione mentire, ma sono davvero travolti da quella preoccupazione pur nella consapevolezza della sua irrazionalità.

Tenere in mente che il nostro modo di vedere le cose non è l’unico
Impegnarsi nel comprendere quali siano i bisogni dell’altra persona, senza fare delle interpretazioni nostre, richiede un notevole sforzo. E’ però fondamentale chiedere direttamente alla persona quali siano i suoi bisogni piuttosto che agire al posto dello stesso. Facendo noi al posto suo potremmo trovarci ad aver fatto una valutazione erronea o addirittura lanciato involontariamente il messaggio “tu non sei in grado, ci penso io”.

Evitare di Evitare ed incoraggiare piccoli passi
Così come fare al posto del familiare è un meccanismo di mantenimento del problema, anche evitare e incentivare l’evitamento delle situazioni temute lo è.
L’evitamento di uno stimolo temuto equivale a diventare sempre meno autonomi ed efficaci nell’affrontare tale situazione e questo porterà a lungo termine tutto il nucleo familiare a escludere grosse fette di vita sociale e a ingrandire la problematica. Negoziare la possibilità di fare piccoli passi vi sarà d’aiuto. Con il professionista si potranno definire bene i passi da svolgere per affrontare al meglio lo stimolo temuto.

Prendesi e concedere degli spazi personali
Quando siamo preoccupati per una persona tendiamo per natura a stargli accanto dimenticando noi stessi e aggravando il nostro stato di salute dato l’aumentare del livello di stress. E’ fondamentale invece prendersi degli spazi di svago proprio per permettersi di essere in grado di essere presenti alla situazione. Ricordiamo però che attimi di debolezza sono concessi a tutti e non siamo noi i responsabili della guarigione del nostro parente.

Grazie per aver letto l’articolo. 
Dott.ssa Cinzia Borrello, Psicologa Psicoterapeuta cognitiva e cognitiva comportamentale e Terapeuta EMDR II livello.

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