Entro in casa e la trovo lì sul divano, fissa il vuoto e non ha le forze. Vivere accanto alla depressione non è uno scherzo. Dice di non riuscire a fare nulla, brutti pensieri le entrano in testa e la immobilizzano e io fermo, impotente. Dice “dentro di me c’è voglia di correre e non ne ho le forze” e non so come aiutarla. Incapace di prendere decisioni e continuamente in colpa su cose impensabili e mi chiedo “come aiutare una persona depressa che non vuole aiuto?” e mi chiedo “come reggere tutto questo?”.
Queste possono essere le parole di molte persone che vivono accanto a persone con depressione. Cerchiamo di comprendere insieme cos’è la depressione, come si sente e cosa pensa un familiare o un partner e impariamo come poter gestire la situazione.
[Cos’è la Depressione]
E’ una malattia che travolge ogni sfera della propria vita. Travolge l’umore, il comportamento, il pensiero e il corpo. La depressione non è tristezza, non è temporanea, non è collegata ad occasionali avventi avversi. L’intensità e la gravità del problema sono tali da alterare le normali funzioni della persona.
Le caratteristiche comuni possono essere:
1. umore depresso: tristezza che permane per la maggior parte della giornata per almeno 2 settimane;
2. perdita di interesse: non vi è più desiderio di intraprendere le solite attività;
3. preoccupazioni eccessive;
4. sentimenti di colpa e svalutazione;
5. rallentamento o agitazione;
6. Disturbi dell’appetito: perdita od aumento dell’appetito;
7. Disturbi del sonno;
8. Astenia: stanchezza eccessiva per quasi tutta la giornata;
9. Difficoltà di concentrazione;
10. pensieri di morte alcune persone possono dar seguito a queste idee tentando il suicidio;
11. sintomi “psicotici” : alterata interpretazione della realtà, come delirio e allucinazione.
La depressione “maggiore” è il risultato di influenze genetiche, biologiche, psicologiche in combinazione con eventi stressanti.
La mancanza di energie e la perdita di volontà sono l’essenza stessa della sua patologia. Non è tristezza. Non è pigrizia.
I pensieri di una persona depressa si concentrano su episodi riguardanti il passato, il loro sguardo è rivolto su sbagli e su pensieri di inferiorità e incapacità. Vi è la tendenza a catastrofizzare, a generalizzare a tutti gli ambiti un insuccesso. Una lite con il compagno diventa un “sono negata nelle relazioni sociali” o un “non valgo come persona, nessuno mi ama”. Non è vittimismo ma un errore cognitivo. Tutto viene ingigantito e diviene un problema che non è in grado di affrontare. Le persone con depressione tendono ad auto-svalutarsi e autocommiserarsi, hanno una percezione dilatata del tempo, come se non passasse mai; idee di colpa e di indegnità sono sempre presenti.
[Vivere accanto alla depressione: Come si sente e cosa pensa il familiare]
Il familiare di una persona con depressione non ancora diagnosticata tende spesso a banalizzare la situazione fino a quando è talmente grave da essere inconfondibile. Non è una accusa, ma è tendenzialmente questo ciò che accade.
Pensiamo di poter essere noi ad aiutarli, pensiamo possa essere un periodo particolarmente stressante, tensioni in famiglia o l’influenza di eventi di vita negativi, così tardiamo a chiedere aiuto.
Ci risulta difficile comprendere qualcosa che non ha un riscontro medico. Le analisi sono tutte regolari, non vi sono impedimenti fisici eppure la persona non riesce a fare diversamente. Tendiamo ad attribuirgli un pessimo carattere o lo giudichiamo debole, pigro, incapace di reagire alle avversità. Questo avviene perché non comprendiamo ancora che ha una malattia. La depressione è una malattia.
Vivere accanto alla depressione senza conoscerla ci porta ad avere delle idee non utili e spesso non reali sulla situazione che quella persona sta attraversando.
Crediamo che se si sforzasse un po’ potrebbe fare diversamente, che dovrebbe reagire o tanto più, che vi è proprio la volontà nel permanere in quella situazione.
Nel tentativo di risollevare l’umore della persona cerchiamo di esortare alla positività e la buona volontà creando in noi frustrazione e sconforto e in loro un ulteriore isolamento e sensazione di solitudine. Non è così che ci e lo aiutiamo.
Vivere accanto alla depressione può essere molto logorante e molto impegnativo sul piano emotivo, tendiamo a mettere da parte i nostri bisogni e le nostre esigenze, portando anche il nostro corpo all’estremo della condizione di salute. Alcune volte inoltre, cediamo alla delega classica della persona con depressione. Quando questo avviene ci ritroviamo a fare noi quello che la persona non riesce a fare, vivendo così il carico di due vite, la nostra e la sua.
Vi sono situazioni in cui la persona con depressione richiede attenzioni dichiarando, anche non intenzionalmente, affermazioni che provocano in noi un sentimento di colpa e cadere così in facili ricatti emotivi. Alcune di queste frasi potrebbero essere “non ci riesco senza di te” “solo tu puoi salvarmi”, “mi rimani solo tu”. E i limiti che dovremmo avere tra la nostra e la loro vita sfumano e risulta difficile anche staccare la spina per una giornata.
Uno dei pensieri che spesso lascia più effetti collaterali che benefici è “ci penso io, ti salvo io con il mio amore per te”. Questo porta all’attivazione di meccanismi che non lasciano spazio alla possibilità di non esserci per quella persona, prendersi spazi personali o lasciarla anche solo un attimo. Colpa, rabbia, impotenza e insofferenza non lasceranno tale relazione.
Chiaro è il vissuto di impotenza che il vivere accanto ad un familiare o partner con depressione lascia dentro di noi. Alcuni di noi reagiscono con l’allontanarsi troppo perché non si ritengono capaci di reggere il carico emotivo, altri si ritrovano sovraccaricati dall’essere eccessivamente coinvolti. Tutti con la costante sensazione di sbagliare.
Altri tipici vissuti sono la frustrazione del non veder riconosciuti gli sforzi che si fanno o nel vedere che nulla si modifica per molto tempo, e la rabbia legata al vissuto di inadeguatezza o al rifiuto dell’aiuto.
A volte vediamo che la sofferenza dell’altra persona sta invadendo la nostra quotidianità ma non riusciamo a legittimare a noi stessi la possibilità di star bene.
Scegliere di rivolgersi ad un professionista per affrontare insieme il vivere accanto alla depressione significa darsi uno spazio di accoglienza, scambio tra sofferenza e risorse, tra dialogo e confronto, informazioni, la ricerca di risposte, condivisione e di sostegno.
[Vivere accanto alla depressione: come gestire la situazione]
Verranno elencate alcune strategie da tenere a mente nel momento in cui ci si trovi a vivere accanto alla depressione. L’elenco non può e non vuole essere esaustivo e nulla si può sostituire ad un professionista nel momento in cui risulti troppo pesante gestire la situazione.
Conservare le routine quotidiane. Questa indicazione dovrebbe essere tenuta in considerazione sia per chi vive accanto che per il diretto interessato. La depressione porta a trascurare anche i piccoli gesti quotidiani legati alla cura della propria persona, della casa e ai ritmi dei pasti e dell’andare a dormire. Sollecitare il mantenimento di alcune routine sarà utile e vi farà sentire utili ad entrambi.
Tieni presenti i limiti della persona. Partire da piccole azioni prima di allargare ad azioni di routine alla quale siamo abituati. Per loro anche alzarsi dal letto è impegnativo.
Evitare l’esortazione all’ottimismo e alla buona volontà ma assumere un atteggiamento comprensivo e di vicinanza emotiva.
Aiutare la persona cara a riprendere piano piano i contatti con le altre persone, partendo magari dalle persone più significative e da amici fidati. Evitando veglioni di pena e compassione. Utili possono essere gli incontri con i gruppi di auto aiuto per persone con depressione. E’ probabile che la persona non ne voglia sapere di fare questi piccoli gesti, ma comprendere che il mondo intorno a lui continua a girare lo farà sentire meno in colpa.
Evita di accettare ogni tipo di delega. La persona con depressione tenderà a farti fare le cose al suo posto o lasciare che tu lo faccia senza opporsi. Questo atteggiamento anche se fatto con benevolenza comporta sensazioni di inutilità nella persona e non gli consentirà di mettersi nuovamente in gioco. Quando chiederà di fare le cose al posto suo prova a chiedere di iniziare quell’azione per poi dare l’aiuto.
Evitare di incoraggiare i lamenti. Meglio aiutarla distraendola dalle cose che non vanno e uscire dal catastrofismo e pessimismo tipico della patologia.
Ascoltare invece di consigliare. Sostituirsi alla persona elaborando strategie risolutive per la sua situazione non fa altro che atrofizzare le sue capacità di problem solving e sarà quindi di nessuna utilità. Ascolta cosa pensa, come si sente e cosa prova e se proprio vorresti aiutarlo/a facendo qualcosa, chiedi alla persona direttamente cosa potresti fare per darle sollievo.
Rimanere sul qui ed ora. Importante rimanere ancorati al momento presente. Per le persone con depressione il tempo è percepito diversamente rispetto a noi, quando si focalizza sul passato affiora pessimismo e senso di colpa. Mentre il presente è definibile come incerto e senza speranza.
Stabilire dei limiti da non superare. Per non rimanere inglobati nella situazione è importante non sostituirsi alla persona e far comprendere che non siete i responsabili della sua situazione e della risoluzione della stessa.
Staccare la spina. Per essere in grado di badare ad un’altra persona è fondamentale essere stabili ed equilibrati noi per primi. E’ quindi fondamentale ritagliarsi degli spazi personali dove poter svagarsi e staccarsi dalla condizione di malattia. A volte questo può non essere facile da sostenere, chiedere un sostegno ad un professionista è un buon punto di partenza.
Evitare di farci inglobare dalla malattia impedendoci la nostra esistenza. Cerchiamo di mantenere la routine dei nostri giorni, non rinunciando alle nostre attività piacevoli, alle uscite con persone che ci fanno stare bene e non permettiamo alla situazione di concorrere con un isolamento.
Chiedi alla persona se se la sente di essere aiutata per stare meglio e poiché la persona ha difficoltà a mettersi in moto da sola, potrebbe essere opportuno prendere accordi con il professionista e accompagnarla agli incontri, cercando sempre di affidarsi allo psicoterapeuta e allo psichiatra che prenderanno in carico la situazione e sostenere la terapia, senza svalutarne il percorso che potrebbe necessitare piccoli passi.
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Dott.ssa Cinzia Borrello, Psicologa Psicoterapeuta cognitiva e cognitiva comportamentale e Terapeuta EMDR I livello.
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