Vivere accanto ad una persona affetta da Covid-19

da | Apr 21, 2020

I protagonisti indiscussi di questo periodo sono le persone che sfortunatamente hanno vissuto in prima persona il contagio del Coronavirus. Tra i molteplici soggetti coinvolti vi sono loro, con emozioni, pensieri e comportamenti differenti. Difficile è la loro posizione così quanto è difficile vivere accanto ad una persona affetta da Covid-19.

Quali sono i soggetti coinvolti in questa pandemia? Siamo tutti vittime, questo è certo.
Siamo però vittime in differenti livelli.

Vi sono le persone più colpite e sono proprio loro, i pazienti contagiati dal virus, quelli che in prima persona subiscono le conseguenze del contagio.

Vi sono i parenti e le persone che vivono accanto alle persone contagiate.

Vi sono coloro che si trovano a dover far fronte all’emergenza come i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari.

Vi sono le Forze dell’Ordine, l’Esercito, le/i cassiere/i dei supermercati, i farmacisti, il personale di industrie farmaceutiche e tutto il personale di attività che debbono necessariamente restare aperte per garantire lo svolgimento dei servizi di prima necessità.

Vi sono gli ammalati di altre patologie che rischiano di esser lasciati indietro.

Vi sono le persone deboli e vulnerabili psicologicamente che rischiano, appunto per il loro pregresso, di essere più esposte alla possibilità di sviluppare disturbi psicologici.

Vi sono le vittime di violenza domestica che si ritrovano chiuse in casa con il loro nemico e moltissime altre persone già definibili soggetti fragili prima dell’avvento di questo problema.

Vi sono le persone a cui è stato già diagnosticato un Disturbo di Personalità o di Ansia o di Depressione che non riescono a proseguire le terapie a causa della crisi economica o della mancanza di condizioni adeguate in casa.

Infine c’è la stragrande fetta di popolazione che è “solo” in reclusione.

Difficile raggruppare tutte le categorie e sicuramente qualcuno non rientra tra queste.

Il mio intento è quello di far ragionare sulla presenza di punti di vista differenti e vulnerabilità a differenti livelli. Ora proviamo però a metterci nei panni della persona affetta da Covid-19 e dei loro familiari.

Quali sono i vissuti della persona che ha contratto il Coronavirus?

Mario, Mattia, Lucia, Serena, Antonella, Vittorio, Maurizio, Enrica, Giada alcuni dei protagonisti di questa realtà devastante. Come si sentono? Cosa pensano? Come si comportano?

La persona affetta da Covid-19 attraversa molteplici emozioni e pensieri, un fiume immenso di attivazioni sensoriali e cognitive sconosciute. Nessuno è esente da questa ondata di emozioni e tutti ci potremmo ritrovare in questa situazione, sconvolgendo i normali equilibri a cui siamo abituati.
Tra le parole più sentite vi sono l’incredulità, lo smarrimento, la rabbia e l’impotenza.
Difficile razionalizzare e trovare il significato e il senso di tutto ciò che si sta vivendo.
La “ricerca del senso” ci permetterebbe di avere l’illusione del controllo sulle variabili della nostra vita emotiva e razionale.

“Perché sta accadendo proprio a me?”
Una frase tipica della persona che contrae il virus, detta in istante in cui ci si ritrova allontanati, da un momento all’altro, dal nucleo sicuro che è la propria casa e il calore dei propri cari. Alla base di questa frase vi è anche il tentativo di dare una spiegazione razionale ad un contesto nuovo per tutti.

“Sono in balia dalla situazione”, “non posso fare niente”
Altra frase spesso ripetuta. In questa situazione il senso di vulnerabilità si sposta anche sulla sfera del controllo e della possibilità di scelta. Non possiamo scegliere di non esser contagiati; il virus è un entità invisibile ai nostri occhi e possiamo accorgerci della sua presenza solo quando le conseguenze sono ormai evidenti. La persona che ha contratto il virus cerca di opporsi all’idea che non può controllare tutta la situazione e che la sua sopravvivenza dipende anche da chi si prenderà cura di lei, trovandosi costretta ad affidarsi.

“Non pensavo di essere così debole”
Riscoprirsi fragili difronte ad una realtà nuova e sconosciuta, una realtà che non aveva assolutamente modo di prevenire o prevedere. Quella che però, era una variabile controllabile, cioè la prestanza fisica, si trova messa in discussione. La persona affetta si credeva forte, in salute, meno a rischio di tante altre persone, invece si ritrova lì a combattere in terapia intensiva.

“Ho paura di non farcela”
La sopravvivenza viene messa in dubbio dal contagio da Covid-19. La paura più grande dell’uomo è quella di non sopravvivere, di assistere inermi all’esaurirsi delle energie fisiche e mentali. Siamo di fronte a quel fiato che diventa sempre più corto, quel respiro che fatichiamo a soddisfare, quella che viene chiamata “fame d’aria”. La resilienza sembra non bastare.

“Morirò da solo”
Catastrofiche idee coinvolgono tutti. Pochi esclusi. Per alcune persone, purtroppo, quell’idea diviene realtà e fa male.

“Mi sento violato nell’intimo, mi sento discriminato”
Essere additati come “il contagiato” determina molteplici emozioni nella persona affetta da Covid19. La gente presa dalla paura, fotografa case, invia messaggi con il nome e cognome della persona, spettegola con il vicino, a volte anche spinti dalla noia, si ritrova a essere guardinga nei confronti della persona e di coloro che sono collegati, direttamente o meno, a lui.
Sguardi di paura vengono vissuti come sguardi di disgusto. Si rievocano sensazioni passate, dove l’essere vittima di bullismo o discriminazione era all’ordine del giorno, o dove il dover stare zitti di fronte a ingiustizie e soprusi era l’unica scelta che avevi. Tristezza, paura, angoscia, vergogna, colpa solo alcune delle emozioni più forti vissute in questo momento dalla persona affetta da Covid-19.

“Ho paura di aver contagiato qualcuno”
Uno dei vissuti più constatati in questo periodo è il senso di responsabilità. L’emozione della colpa è tra le più espresse. La colpa è quell’emozione che appunto, ci comunica il pensiero di sentirci responsabili di un danno che un’altra persona ha ricevuto a causa nostra. E’ ci si scontra con un inevitabilità: questo tipo di virus è facilmente trasmissibile.

Una realtà improvvisa e devastante coinvolge tutti provocando instabilità nelle vittime coinvolte, un turbinio di sensazioni che distruggono credenze, ne intensificano altre e ne modificano altre ancora.

[Vivere accanto persona affetta da Covid-19: Come si sente e cosa pensa il familiare]

I sintomi sono chiari: tosse, febbre, spossatezza, difficoltà respiratorie. Ecco che il caos si scatena. “Cosa faccio? Chiamo l’ambulanza? Lo porteranno via? Aspettiamo, magari non si aggrava. Ho paura, non lo rivedrò più. Chi sarà stato a contagiarlo? Sarò stato contagiato anche io? E i miei figli? E cosa succederà?”

Il familiare o il partner di una persona che palesa i sintomi del Coronavirus vive un turbinio di emozioni pari a quelle della persona affetta da Covid-19.

“Cosa faccio?”
Di fronte ad un evento di tale portata è inevitabile scontrarsi con il senso di smarrimento e disorientamento. Il familiare della persona contagiata si ritrova all’improvviso ad aver paura. L’oggetto della paura è chiaro, e tutto avviene all’improvviso. Accade e non possiamo che prenderne atto e lo smarrimento è il primo tentativo del nostro corpo di reagire alla situazione.

“Lo porteranno via? Aspettiamo, magari non si aggrava”
Ansia e paura si mescolano facendo un bel mix. E così noi familiari ci ritroviamo a non riuscire a ristabilire l’equilibrio. Non riusciamo a dare un nome a quello che stiamo vivendo. Le emozioni si mischiano a schemi mentali personali. Ci troviamo a scontrarci con alcune delle nostre più grandi paure, come ad esempio restare soli, perdere una persona amata, sentirsi inadeguati nel gestire la situazione.

“Chi sarà stato a contagiarlo?”
Individuare il colpevole equivale ad individuare il capro espiatorio. Questa modalità è una dinamica molto diffusa e funzionale a spostare ed attenuare la minaccia percepita. Individuare il colpevole ci deresponsabilizza e permette di scaricare un peso che chiaramente per il nostro funzionamento ci è difficile da gestire. Il capo espiatorio diviene contenitore del malessere della persona e permette l’illusione della sopravvivenza.

“Sarò stato contagiato anche io? E i miei figli? E cosa succederà?”
Quando la persona contagiata esce dalla nostra abitazione si crea un attimo di vuoto e pensieri di timore per la propria salute prendono il sopravvento. Ecco che ci ritroviamo a pensare di poter esser stati noi stessi contagiati. Occuparci della sanificazione dell’ambiente, del lavaggio degli indumenti e di tutti i tessuti e superfici è una condizione necessaria per evitare reali contagi. Quando però il tempo passa e non abbiamo sintomi collegabili al Coronavirus e ci ritroviamo ancora ad avere pensieri su un ipotetico contagio, potremmo essere di fronte a pensieri simili a quelli che hanno le persone affette da ipocondria, o meglio detta ansia da malattia.

“Ho paura, non lo rivedrò più.”
In questo delicato momento non è possibile prendersi cura della persona affetta e non è possibile accompagnare la persona negli ultimi momenti di vita. Il non dire addio, salutare la persona e non ricreare quei rituali che accompagnano alla morte di un caro è qualcosa di straziante, ma necessario a salvare altre vite.

[Vivere accanto alla persona affetta da Covid-19: come gestire la situazione]

Verranno elencate alcune strategie da tenere a mente nel momento in cui ci si trovi a vivere accanto ad una persona con sintomi da Covid 19. L’elenco non può e non vuole essere esaustivo e nulla si può sostituire ad un professionista nel momento in cui risulti troppo pesante gestire la situazione.

Il corpo e la mente perdono l’equilibrio per ritrovare uno nuovo. Il vecchio equilibrio in questo momento non è utile. Quindi lasciamo che lo smarrimento avvenga. Sarebbe strano se non avvenisse, potremmo ritrovarci infatti di fronte a negazione o evitamento della situazione. E ricordiamoci che la paura ci garantisce la sopravvivenza, è il suo scopo.

Comprendi quali sono i veri bisogni e necessità di quel momento. Fare un esame di realtà ci permette di comprendere che in quel momento la priorità è la salute della persona e i nostri timori e paure devono essere messi un attimo da parte per dare la precedenza alla salute del nostro parente affetto da Covid-19.

Comprendi quali sono le emozioni e i pensieri che conseguono a tale situazione ci permetterà di affrontare i nostri vissuti personali e riprendere le redini della nostra vita. Scrivere un diario delle emozioni ci aiuta a poter esternare le emozioni che proviamo e definire quali siano i pensieri disturbanti che in quel momento non ci permettono uno stato di stabilità.

Comprendi che il capo espiatorio non serve. Individuare il nemico a cui addossare la responsabilità non ci aiuta a salvare il nostro parente o partner contagiato e non consente allo stesso di guarire prima. Lo scaricare del peso della responsabilità e dell’impotenza su un’altra persona, non è un comportamento utile e funzionale. Quello di cui abbiamo bisogno è prendere atto della situazione di impotenza e delle emozioni, comportamenti e pensieri che scaturiscono. Ovviamente la rabbia di fronte a negligenza e intenzionalità di una persona che di proposito contagia altre persone è comprensibile, e nonostante sia un comportamento perseguibile, noi non possiamo che denunciare al Pubblico Ufficiale e ricordarci che possiamo controllare i nostri comportamenti e non quelli degli altri.

Riprendi contatto con la realtà. Quando ci sentiamo troppo agitati e sentiamo di star perdendo il contatto con la realtà può essere utile guardarsi intorno e cercare di descrivere cosa vediamo intorno a noi. Contrarre il virus non equivale a perdere la vita. Affidiamoci a chi è competente nel proprio lavoro.

Resta in contatto. Quando e dove possibile, troviamo il modo di aver un contatto con la persona affetta da covid-19. Ascolto ed empatia sono necessarie per affrontare una conversazione con il nostro familiare. Ricordiamo sempre che ognuno di noi vive in modo diverso paure diverse.

Contatta uno specialista. Evitare che alcune sensazioni di disagio si cementino in noi è fondamentale. Chiedere aiuto ad un professionista è un atto di coraggio e cura della propria persona.

Dott.ssa Cinzia Borrello, Psicologa Psicoterapeuta Cognitiva e Cognitivo-comportamentale e Terapeuta EMDR.

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