A seguito di molteplici diete conseguite con successo potrebbe capitare di ricadere negli stessi meccanismi oppure, nonostante l’aver intrapreso un percorso di psicoterapia, la situazione potrebbe riapparire poco mutata. Cosa non sta funzionando? il perfezionismo ci sta bloccando.
Il trattamento base CBT-E (Teoria Cognitivo Comportamentale Transdiagnostica ) per il Disturbo dell’Alimentazione in alcune persone può non essere sufficiente. Questo può avvenire per molteplici cause tra cui i meccanismi di mantenimento del problema.
La formula allargata del trattamento CBT-E prevede l’utilizzo di alcuni moduli incentrati su specifici meccanismi esterni che ostacolano il cambiamento.
Tra i meccanismi di mantenimento dei Disturbi dell’Alimentazione, come l’Anoressia, la Bulimia o il Binge Eating, abbiamo il perfezionismo clinico, la bassa autostima nucleare, i problemi interpersonali (Fairburn, 2010) e l’intolleranza alle emozioni. I primi tre moduli vanno ad aggiungersi al trattamento focalizzato, l’ultimo è stato invece incorporato nel trattamento base.
Compete ovviamente al clinico valutare la necessità dell’uno o dell’altro trattamento.
Osserviamo più da vicino uno di questi meccanismi: Il Perfezionismo Clinico.
Il perfezionismo clinico viene definito come una “valutazione eccessiva dell’inseguimento e del raggiungimento dei risultati prefissati” (Dalle Grave, 2003); assume valenza clinica in quanto meccanismo pervasivo e di danneggiamento alla vita quotidiana della persona.
Questo meccanismo associato alle problematiche alimentari produce un atteggiamento di eccessivo controllo della propria alimentazione, con relative diete ferree, intenso esercizio fisico e controllo del proprio corpo e del proprio peso.
Il perfezionismo clinico si diffonde a tutti quei domini di vita a cui la persona attribuisce un valore fondamentale, con conseguente estromissione di altri aspetti.
Questo meccanismo assume una rilevanza tale da compromettere l’effettivo raggiungimento di obiettivi, la svalutazione di quelli raggiunti e il successivo innalzamento degli standard.
Altre caratteristiche sollevate dal perfezionismo
possono essere: il confronto continuo con i successi degli altri, il timore di non essere all’altezza dei propri standard e l’evitamento di situazioni che richiedono una performance.
Chiara risulta essere la necessità di intervenire in soggetti in cui è presente tale meccanismo con un programma terapeutico che approfondisca e consenta l’impedimento della conservazione del problema.
Nel trattamento risulterà doveroso intervenire valutando l’eccesso di perfezionismo e le sue conseguenze, tra le quali: alti livelli di tensione, spazio limitato alla creatività o ad attività piacevoli slegate dalla prestazione.
Sarà fondamentale, quindi, intervenire permettendo il nascere di interessi privi di prestazione, valutate spesso da tali soggetti come inutili “attività togli tempo”, come leggere un libro, fare una passeggiata al mare o prendere un caffè con un amico.
Con persone aventi difficoltà alimentari e perfezionismo clinico si interverrà nell’innalzare l’efficacia di alcune attività così da permetter loro di fare meno ma farlo meglio e non porsi come obiettivo il ridimensionare gli standard, poiché per questi sarà estremamente difficoltoso da tollerare.
L’eccessiva fatica data dall’intenso perfezionismo provoca inevitabilmente un fallimento a livello di performance, sarà quindi utile creare una lista degli obiettivi che permetterà il palesare di standard irrealistici e difficilmente raggiungibili, prenderne coscienza e discuterne permettendone la risoluzione o il ridimensionamento.
Il trattamento si incentrerà successivamente sull’identificazione delle forme di controllo della prestazione e sulla discussione delle conseguenze, in particolar modo si discuterà del timore del fallimento e dell’attenzione focalizzata al non raggiungimento degli standard.
Tra le forme di check della prestazione vi è il confronto con gli altri, questo appare superficiale e acritico, mentre risulta essere meticoloso e focalizzato sul fallimento il confronto con se stessi. Tra gli obiettivi della terapia vi sarà la comprensione di tale distorsione al fine di consentirne il superamento.
Si conclude con l’intervento sull’evitamento.
Questo atteggiamento, nel perfezionismo clinico in soggetti con problemi dell’alimentazione, si riflette nell’evitamento totale di situazioni che richiedano una performance, o in un evitamento selettivo come il non pesarsi temendo il peggio, non permettendo così la messa in discussione delle proprie idee irrazionali. Queste tipologie di evitamento possono essere affrontate tramite formulazione dei pro e contro del compiere tali prestazioni.
Quando si intraprende un percorso di trattamento del disturbo dell’alimentazione risulta quindi necessario tenere in considerazione tale funzionamento di perfezionismo clinico.
Dott.ssa Cinzia Borrello, Psicologa Psicoterapeuta cognitiva e cognitiva comportamentale e Terapeuta EMDR II Livello.
Biografia
Dalle Grave, R. (2003). Terapia cognitivo comportamentale ambulatoriale dei disturbi dell’alimentazione. Verona: Positive Press
Fairburn, C. G. (2010). La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione. Eclipsi.
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